Neurotrasmettitori atipici nella neurobiologia della depressione

 

 

ROBERTO COLONNA

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XIII – 24 ottobre 2015.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

La focalizzazione dell’attenzione sull’inibizione della ricaptazione della serotonina e delle catecolamine, cioè sul meccanismo d’azione della maggior parte dei farmaci antidepressivi impiegati in terapia negli ultimi 40 anni, ha consentito il permanere nella cultura psichiatrica e neuropatologica dell’ipotesi monoaminergica della depressione, cioè di una interpretazione datata anni Sessanta e, per molti versi, anacronistica.

Oggi è nozione elementare per ogni scuola neuroscientifica e corso universitario di psicopatologia, che la depressione sia uno stato fisiopatologico che interessa la funzione psichica nel suo insieme, e pertanto tutti i maggiori sistemi molecolari e cellulari del cervello, modificando la fisiologia di sistemi ed apparati che influenzano l’intero organismo. Eppure, quando si parla di meccanismi molecolari della depressione, ancora si tende a focalizzare quasi esclusivamente l’attenzione sul difetto di neurotrasmissione nei sistemi di cellule nervose cerebrali che segnalano mediante le principali amine biogene.

Conseguenza di questa bias è il trascurare nella didattica, nella cultura e nei progetti di ricerca, i meccanismi non monaminergici presenti nella neurobiologia della depressione e nell’azione degli agenti anti-depressivi.

Joca, Moreira e Wegener del Dipartimento di Fisica e Chimica del Campus Ribeirao Preto, in Brasile, hanno avvertito la necessità di approfondire lo studio di meccanismi di segnalazione non convenzionali, come quelli dell’NO e degli endocannabinoidi, fornendo considerazioni di notevole interesse (Joca S. R., et al., Atypical Neurotransmitters and the Neurobiology of Depression. Proceedings of the National Academy of Sciences USA – Epub ahead of print doi: 10.1073/pnas.1514962112, 2015).

La provenienza degli autori è la seguente: Department of Physics and Chemistry, School of Pharmaceutical Sciences of Riberao Preto, Campus USP,  Riberao Preto, SP (Brasile).

Una messe crescente di dati proveniente dalla ricerca delle ultime due decadi, supporta la partecipazione di meccanismi non aminergici, con un ruolo molto importante nella neurobiologia della depressione e nel meccanismo d’azione di antidepressivi. Nel corso degli anni Novanta, la scoperta del ruolo di una piccola molecola gassosa, quale l’NO, e della segnalazione endocannabinoide, ha destabilizzato alcune rassicuranti certezze entro cui era stato schematizzato il quadro concettuale della neurotrasmissione in ambito accademico. Tali “nuovi trasmettitori” non seguivano tutti i criteri classici e mancavano di alcune condizioni necessarie e sufficienti alla definizione di neurotrasmettitore, ossia i criteri definiti inizialmente studiando l’acetilcolina e poi riconosciuti alle amine biogene.

In particolare, NO, anandamide e 2-arachidonilglicerolo (2-AG) sono sintetizzati e rilasciati “a richiesta” del neurone post-sinaptico, e possono agire come messaggeri retrogradi sul terminale presinaptico, modulando il rilascio del neuromediatore. Proprio per queste particolarità sono stati definiti “neurotrasmettitori atipici”. L’importanza del loro ruolo deriva dalla capacità di modulare la segnalazione mediata nel cervello dai principali neurotrasmettitori convenzionali, inclusi glutammato, GABA, dopamina, noradrenalina e serotonina.

Gli autori dell’articolo discutono in dettaglio gli aspetti fondamentali di questa neurotrasmissione atipica e del modo in cui si rapporta alla neurobiologia della depressione, presentando i principali studi preclinici su modelli animali e i risultati dei maggiori studi clinici. L’evidenza del ruolo di NO ed endocannabinoidi è discussa sulla base di prove dei loro effetti sui sistemi di neuroni monoaminergici e glutammatergici delle regioni più rilevanti dell’encefalo per la fisiopatologia depressiva.

Joca e colleghi sottolineano come la conoscenza di questi meccanismi possa creare enormi possibilità per la sintesi di nuovi farmaci antidepressivi, privi degli effetti collaterali indesiderati degli SSRI e potenzialmente più efficaci.

Si consiglia la lettura del testo integrale di questo articolo e delle fonti citate in bibliografia, per avere un quadro soddisfacente di un aspetto tanto importante quanto ancora poco conosciuto della fisiopatologia degli stati funzionali che etichettiamo con la definizione generica di depressione.

 

L’autore della nota invita alla lettura delle numerose recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”) e degli altri scritti.

 

Roberto Colonna

BM&L-24 ottobre 2015

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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